L'olio da cucina usato è un rifiuto non facile da smaltire. Un inadeguato smaltimento può provocare impatti ambientali rilevanti rendendo particolarmente difficoltoso e dispendioso il trattamento delle acque reflue. L’olio da cucina usato è altamente tossico per gli ecosistemi naturali e, a livello domestico, può intasare tubi causando cattivi odori.
La valorizzazione energetica può essere una valida alternativa ai sistemi di smaltimento classici. Infatti, attraverso un semplice processo chimico l’olio da cucina usato può essere trasformato in biodiesel. Il biodiesel ottenuto presenta diversi vantaggi: ha proprietà lubrificanti migliori del classico diesel prolungando la vita del motore, è altamente biodegradabile e fornisce una significativa riduzione delle emissioni di CO2 .
Il biodiesel prodotto a partire dall’olio da cucina usato riduce, inoltre, l’impatto della produzione di biocarburanti sull’agricoltura ed evita danni ambientali derivanti da smaltimenti inadeguati (contribuendo a soddisfare i criteri di sostenibilità per i biocarburanti stabiliti dalla Direttiva sulle Energie Rinnovabili). Inoltre, il biodiesel prodotto ha le più basse emissioni di gas serra tra i biocarburanti. Il riciclaggio dell’olio da cucina usato può contribuire a raggiungere l'obiettivo fissato dall'Unione europea che prevede di ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020.
Nonostante ciò, la poca consapevolezza tra i cittadini e le barriere tecnologiche e legislative per la raccolta dell’olio da cucina usato fanno sì che, attualmente, in molti casi l'olio venga smaltito attraverso gli scarichi domestici. Attualmente, si stima che oltre il 60% di olio alimentare usato non venga smaltito correttamente. Il settore domestico, per il quale spesso non sono previsti sistemi di raccolta, è la principale fonte di produzione di olio da cucina usato per diversi paesi dell'UE.